di Mauro Bonvecchio

Alla domanda se il ballo può rappresentare una terapia funzionale per alcune patologie, anche croniche, la risposta è decisamente affermativa. Un esempio evidente lo sta offrendo in questi mesi Noemi Giarratana, una entusiasta ragazzina di 9 anni di Mezzolombardo, con un sorriso coinvolgente, due occhioni azzurro mare e con una marcata personalità.

Noemi, alla quale energia e determinazione non mancano di certo, ha sempre desiderato ballare, ma mamma Valentina ha costantemente trovato le porte chiuse anche per attività ordinarie come i più accessibili corsi di nuoto. Grazie però alla ricettività del presidente del Comitato italiana paralimpico di Trento e Bolzano Massimo Bernardoni e soprattutto alla disponibilità e alla preparazione dell’insegnante di danza paralimpica, che è pure maestra Acsi di tango argentino, Simona Niero il sogno è diventato realtà.

Dallo scorso aprile una volta alla settimana Noemi si reca a Trento per seguire un percorso che Simona le sta costruendo su misura, con l’obiettivo di sviluppare le capacità motorie e per integrare una crescita emotiva e psicologica, che sintetizzato in un’unica parola si pronuncia col termine felicità.

«Solamente al pensiero di poter provare a ballare – racconta mamma Valentina – a Noemi sono tornati l’entusiasmo e il sorriso. Per il resto ci ha pensato Simona sin dalla prima lezione con la sua professionalità e la sua sensibilità a trasmettere disciplina, metodo, ma soprattutto a consentire a Noemi di incrementare notevolmente la propria capacità motoria e il tutto a ritmo di danza, trovando una preziosa valvola di sfogo. Da aprile i progressi di mia figlia sono stati significativi, a partire dall’umore, dalla serenità nei rapporti. Ora non si chiude più a riccio. Quando è nervosa o arrabbiata si rintana in camera, accende la musica e fa gli esercizi che le insegna Simona. Le bastano cinque minuti per tornare ad essere una bambina tranquilla. Ora è più serena nei rapporti, con la musica riesce a svagarsi. Siamo molto felici in famiglia. Anche i medici che la seguono hanno riscontrato significativi miglioramenti». Oltre al ballo Noemi partecipa alle terapie richieste dalla sua patologia seguita da un medico di riferimento nonché da una psicologa e frequenta sedute di fisioterapia. Anche a scuola (a settembre inizierà la quinta elementare Darwin a Mezzolombardo) può contare sulla sensibilità del corpo docenti. Per Noemi, che ha un fratellino di 8 anni di nome Nathan, affetto dalla stessa patologia, la danza è prima di tutto un piacevolissimo gioco e una straordinaria opportunità di scoprire il proprio equilibrio fisico e l’armonia interiore. Basilare è che ci sia un sottofondo musicale, indipendentemente dal genere, anche se in questo momento il reggaeton è il preferito, come racconta Noemi: «Gli esercizi che eseguiamo con Simona hanno come base il famoso brano Despacito. Mi piace un sacco. La mia passione per il ballo è nata guardando su youtube clip di danza ed ora sono felicissima di poter ballare pure io. Adesso anche a casa, seguendo gli insegnamenti di Simona, ballo tutti i giorni anche su altre musiche.

Quali esercizi mi piacciono di più? Le acrobazie, quando la mia maestra me le lascia fare. La mia preferita è la ruota, ma adesso riesco a eseguire anche la mezza spaccata, il giro e la candela. Il prossimo obiettivo è il ponte».

Ma all’orizzonte c’è pure un sogno nel cassetto, anche se non immediato, visto che Noemi e Simona probabilmente il prossimo inverno saliranno sul palco per una prima esibizione. Oltre a preparare la coreografia bisognerà lavorare per superare l’emozione, ma pure l’espressione della protagonista durante il ballo. Visti i significativi miglioramenti nei movimenti ottenuti in pochi mesi, sicuramente già nelle prossime settimane Noemi riuscirà a perfezionare gli altri dettagli.

Grazie al ballo Noemi ha ritrovato vitalità e serenità per una bambina che ha energia da vendere e che ha anche il desiderio di provare a praticare l’equitazione, visto che ha una passione smisurata per gli animali. Basti pensare che oltre al grande amico Macho, un cagnolino con il quale molto spesso dorme assieme, Noemi a casa gioca e si diverte con i suoi due criceti Maria e Chiara, con le galline Martina e Alessia e con le quaglie che ha chiamato Rocky, Flavy e Muffy.

La sfida con Noemi rappresenta un motivo di crescita anche per Simona Niero, veneziana che dal 2008 si è trasferita in Trentino. Dopo aver praticato tanti sport come l’equitazione e l’atletica leggera, Simona si è specializzata nel ballo e in particolar modo al tango argentino, diplomandosi come insegnante all’Acsi. Si è poi avvicinata alla danza paralimpica, seguendo nel 2015 un’amica che stava diventando cieca e sviluppando da quel momento conoscenze e competenze che l’hanno portata ad essere inserita nel Consiglio internazionale della danza (Cid). «Quando al termine di ogni lezione – precisa Simona – vedo Noemi stanca ma sorridente, così come mamma Valentina, provo una soddisfazione immensa. La bambina ha fatto progressi incredibili, in particolar modo dal punto di vista psicologico, come mostrano i riscontri con i medici che la seguono. Con la danza si riesce a modificare e a plasmare i gesti a seconda dell’interprete e con Noemi è qualcosa di speciale anche per la vitalità che riesce a trasmettere e per i progressi che sta facendo, evidenziando che la danza è bellezza nelle movenze e un incredibile strumento per raggiungere l’equilibrio del corpo umano. Lezione dopo lezione Noemi riesce a compiere dei movimenti impensabili fino a quel momento, riesce a tirar su la schiena da sola, a fare l’esercizio a candela, a fare la ruota, acquisendo così un controllo migliore del proprio corpo».

Anche Simona, come Noemi, ha un sogno nel cassetto, quello di mettere sul palco uno spettacolo di danza con ballerini con disabilità e normo dotati assieme, tutti allo stesso livello, in un’unica coreografia. Le lezioni si svolgono a Trento, città dove Simona organizza con la propria associazione «Tango al buio» corsi di tango argentino per non vedenti e ipovedenti. Una realtà che segue persone con varie disabilità, sia fisiche siaintellettive e che è cresciuta in maniera esponenziale negli ultimi anni, tant’è che alcuni ballerini partecipano ad eventi di caratura internazionale, come la ragazza trentina ipovedente Andry Nardin assieme al ballerino (normodotato) Michele Calzà, che si sono esibiti a luglio nei teatri dell’Acropoli di Atene.

La danza sportiva paralimpica rientra nelle attività della Federazione italiana danza sportiva ed è riconosciuta dal Comitato italiano paralimpico quale disciplina sportiva paralimpica dal 2009. Possono praticarla atleti con differenti disabilità: visiva, cerebrolesioni, amputazioni e compromissioni agli arti, lesioni midollari, intellettiva e uditiva. Permette l’utilizzo di ogni canale sensoriale e la pratica da parte di persone di ogni età, risultando uno sport decisamente inclusivo. È in ampia diffusione in tutto il mondo ed in Italia grazie anche all’impegno del Comitato italiano paralimpico che organizza attività promozionali tra cui corsi di avviamento completamente gratuiti.